Non era mattina, ne notte fonda, era piuttosto il tramonto. Sulla parete della piccola, stanza ne la luna, ne le stelle, ma l’ultimo sole, disegnava ombre che non si muovevano, ne stavano ferme, bensì danzavano. L’uomo chino su un tavolo, che non era da pranzo, ne da biliardo, ma una scrivania, non dormiva, ne pensava, scriveva. Rapito dal fascino di quella che non era una storia, ne una novella, ma una lettera, che gli dettava non la penna, ne la mente, ma il cuore. La scriveva pensando non all’amico, ne alla madre, ma alla donna che l’avrebbe ricevuta in un giorno come quello...non d’estate, ne d’inverno, ma di autunno. Cazzi a merenda!
lunedì 17 dicembre 2007
lunedì 10 dicembre 2007
Legati alla moda.
In un mondo di tendenze e adattamento dove il conformismo la fa da padrone, anche i lacci delle scarpe hanno occupato, da tempo, il loro piccolo posto nello scenario modaiolo. Da piccoli la moda era quella del “portiamoli belli stretti”, cosa non da poco per noi “allacciatori” alle prime armi che impiegavamo ore a fare nodi complicatissimi che desistevano poi al primo cenno di corsa. Allora però non era un problema, di tempo ce n’era abbastanza e poi imparare a fare nodi che rimanevano tali fino a sera era come fare un altro piccolo passo verso il mondo degli adulti, il diventare grandi. A sedicianni anni per noi ragazzi del XX secolo, figli legittimi di un mondo frenetico che non aspettava nessuno, non c’era più tempo per lacci stretti e doppi nodi. Lo stile corrente era quello del “lacci sciolti e nelle scarpe”, oppure fuori, purché si vedessero solo le estremità di questi che dovevano spuntare, necessariamente, dalle ultime asole della scarpa, tipo indicatori direzionali. Oggi, non ho la più pallida idea di ciò che detta il gusto corrente in fatto di lacci, cordini, nastri e stringhe perciò ho preferito eliminare il problema alla radice, ne ho comprato un paio senza.
Piccolo break pubblicitario.
Jingle (sulla base di Ragazze acidelle) crema Toccante.
Effetto a pelle.
Batti le mani clap clap questa è la crema eccola qua.
Toccante è il suo nome non lo scordare
mettila addosso quando ti pare, prova
il suo effetto è fatta per te
la pelle morbida ce l’hai solo te.
La metti in montagna e pure al mare
Toccante si chiama non lo scordare.
La usi anche in giro sera e mattina
Si assorbe facilmente e sei più bella di prima.
Toccante è il suo nome è questo il suo effetto
Provala dai, vedrai che è un portento.
La metti in borsa, la porti con te
Funziona davvero lo vedi da te.
Rilassati bella e prova Toccante
Il suo effetto a pelle ti rende eccitante.
Ori ori ori con questa crema qui
Diventi più bella.
Na cifra più bella.
Ori ori ori Toccante è il suo nome vorrei solo quella.
Effetto a pelle.
Batti le mani clap clap questa è la crema eccola qua.
Toccante è il suo nome non lo scordare
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il suo effetto è fatta per te
la pelle morbida ce l’hai solo te.
La metti in montagna e pure al mare
Toccante si chiama non lo scordare.
La usi anche in giro sera e mattina
Si assorbe facilmente e sei più bella di prima.
Toccante è il suo nome è questo il suo effetto
Provala dai, vedrai che è un portento.
La metti in borsa, la porti con te
Funziona davvero lo vedi da te.
Rilassati bella e prova Toccante
Il suo effetto a pelle ti rende eccitante.
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Diventi più bella.
Na cifra più bella.
Ori ori ori Toccante è il suo nome vorrei solo quella.
giovedì 6 dicembre 2007
Like a rolling stone.
Vi siete mai chiesti perché i sassi rotolano? Non hanno pensieri, ne volontà, eppure, in quella precisa ora, di quel preciso giorno di quel preciso anno, decidono,chissà perché, di fare il grande salto, scagliandosi giù da montagne, pareti di roccia, canyon. Tutti insieme, come una schiera di guerrieri al primo accenno di battaglia si lanciano nel vuoto incuranti del loro destino. Alcuni non arriveranno neanche alla meta, si frantumeranno lungo il percorso urtandosi tra loro. Molti picchieranno a terra talmente forte che passeranno l’intera loro esistenza a chiedersi il perché l’abbiano fatto. Altri, semplicemente continueranno a rotolare, forse per effetto della caduta su un terreno scosceso, fino a quando un piccolo ostacolo, come dei fili d’erba, fermerà la loro corsa. Rassegnati se ne staranno lì, in quell’angolo di mondo, nell’attesa che qualcuno o qualcosa gli dia modo di rotolare di nuovo, di fare un altro po’ di strada su questa volubile terra, gli doni solo per un’istante quella sensazione di mobilità, l’effimera illusione di aver conquistato un altro piccolo brandello di mondo.
mercoledì 5 dicembre 2007
Lacrima.
Riga il volto la silenziosa ambasciatrice dell’amaro sentire.
Scende lenta sulla guancia che la ospita e gli regala strada
dove scorrere. Si rassegna alla mano che con rabbia l'asciuga e svanisce in quel palmo che troppe volte le ha fatto da calamo. Poi di nuovo, sulla soglia delle palpebre, si prepara il messaggero di dolore, triste ancella di un sovrano potente al cui cospetto è impossibile non prostrarsi. Eccola ancora, si prepara a partire,ma questa volta no,è spinta giù, nel cuore, che, stanco, stenta ormai a galleggiare.
Scende lenta sulla guancia che la ospita e gli regala strada
dove scorrere. Si rassegna alla mano che con rabbia l'asciuga e svanisce in quel palmo che troppe volte le ha fatto da calamo. Poi di nuovo, sulla soglia delle palpebre, si prepara il messaggero di dolore, triste ancella di un sovrano potente al cui cospetto è impossibile non prostrarsi. Eccola ancora, si prepara a partire,ma questa volta no,è spinta giù, nel cuore, che, stanco, stenta ormai a galleggiare.
martedì 4 dicembre 2007
Vetrine.
Il posto accanto al finestrino è uno stile di vita. Secondo me quelli che di solito siedono lì, sono quelli più sensibili ai cambiamenti che avvengono intorno a loro. Sono i viaggiatori che amano guardare il paesaggio che muta, fugace testimone del viaggio che intraprendono.
Pellegrini malinconici, siedono dietro un vetro, finestra sul mondo, perché il poter vedere che c’è là fuori gli ricorda il motivo per cui sono là sopra. La stazione che stanno lasciando, appartenente ad un posto che è stato loro, i ricordi, le emozioni legate a quel luogo. L’ultimo sguardo, da quella vetrina, in cui possono sentirsi ancora parte di quel mondo che stanno abbandonando. Sono anche quelli che vedranno per primi la prossima stazione, perché questo gli da un senso di sicurezza, il sapere dove si sta andando, il conoscere prima degli altri quale sarà la prossima fermata. Quelli che stanno dalla parte del corridoio, sono quelli a cui non importa dove si va l’importante è che ci si vada, sono quelli a cui non importa di sapere quale sarà la prossima stazione che cavolo quando ci fermeremo lo scopriremo. Sono quelli che non si guardano mai indietro, quelli che tracciata la rotta, vanno dritti per la loro strada. Il passato è passato, è inutile voltarsi indietro si rischia solo d’inciampare. Forse hanno ragione quelli che vivono la vita ai lati del corridoio, ma io sono una di quelli che viaggiano accanto al finestrino, che è inciampata spesso e ogni livido è lì a ricordarmi tutte le volte che mi sono voltata indietro e perché. Sono una di quelli che non può evitare di lanciare un ultimo sguardo al molo prima di salpare. Sono una di quelli e va bene così.
Pellegrini malinconici, siedono dietro un vetro, finestra sul mondo, perché il poter vedere che c’è là fuori gli ricorda il motivo per cui sono là sopra. La stazione che stanno lasciando, appartenente ad un posto che è stato loro, i ricordi, le emozioni legate a quel luogo. L’ultimo sguardo, da quella vetrina, in cui possono sentirsi ancora parte di quel mondo che stanno abbandonando. Sono anche quelli che vedranno per primi la prossima stazione, perché questo gli da un senso di sicurezza, il sapere dove si sta andando, il conoscere prima degli altri quale sarà la prossima fermata. Quelli che stanno dalla parte del corridoio, sono quelli a cui non importa dove si va l’importante è che ci si vada, sono quelli a cui non importa di sapere quale sarà la prossima stazione che cavolo quando ci fermeremo lo scopriremo. Sono quelli che non si guardano mai indietro, quelli che tracciata la rotta, vanno dritti per la loro strada. Il passato è passato, è inutile voltarsi indietro si rischia solo d’inciampare. Forse hanno ragione quelli che vivono la vita ai lati del corridoio, ma io sono una di quelli che viaggiano accanto al finestrino, che è inciampata spesso e ogni livido è lì a ricordarmi tutte le volte che mi sono voltata indietro e perché. Sono una di quelli che non può evitare di lanciare un ultimo sguardo al molo prima di salpare. Sono una di quelli e va bene così.
lunedì 3 dicembre 2007
Niente Paura.
"...A parte che ho ancora il vomito per quello che riescono a dire
Non so se son peggio le balle oppure le facce che riescono a fare.
A parte che i sogni
passano se uno li fa passare
alcuni li hai sempre difesi altri
hai dovuto vederli finire
Niente paura, niente paura
Niente paura, ci pensa la vita mi han detto così...
Niente paura, niente paura
niente paura, si vede la luna perfino da qui.
Tira sempre un vento che non cambia niente
mentre cambia tutto sembra aria di tempesta.
Senti un po' che vento forse cambia niente
certo cambia tutto sembra aria bella fresca.
A parte che i tempi stringono e tu li vorresti allargare
e intanto si allarga la nebbia e avresti potuto vivere al mare.
Ed anche le stelle cadono alcune sia fuori che dentro
per un desiderio che esprimi te ne rimangono fuori altri cento...".
L. Ligabue.
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